Quando torno a casa mi piace rovistare nei cassetti alla
ricerca dei disegni della mia infanzia. Non è difficile trovarli dato che
infarciscono praticamente ogni mobile. Soni strati sedimentari di
fogli più o meno colorati, testimonianza di un Mondo perduto. Non a caso
rappresentano quasi solo dinosauri.
Mi è salita un po' di nostalgia. Così mi sono dedicato a
questo Velociraptor con tutta l'ignoranza
paleontologica di cui dispongo. Nonostante i creatori di Jurassic World la pensino diversamente, Velociraptor era un vero e proprio pennuto com'è ragionevole dedurre dai suoi resti fossili e da quelli dei suoi parenti stretti.
Rappresentare dinosauri è un lavoro d'immaginazione che dovrebbe
avere delle solide basi scientifiche. Spesso queste vengono dimenticate,
lasciando in secondo piano l'anatomia dei fossili. Così com'è successo ai Velociraptor di Jurassic World: ormai sono solo un'icona pop, figli di un pensiero
scientifico abbandonato da decenni. Eppure vengono ancora riproposti nudi come polli in macelleria.
Una ricostruzione obsoleta che viene affiancata all'immagine
di mostri geneticamente modificati, generati dalle paranoie del nostro
millennio. E forse è proprio vero che l’ingegneria genetica aumenta il cosiddetto
“fattore WOW”, a giudicare dagli incassi del film.
Vedo l'autore di quei vecchi disegni ed i bambini che oggi parlano
sul bus della malvagità di Indominus rex
e penso che neanche qualcosa di romanticamente possente come un dinosauro sia
più capace di stupire la più semplice delle menti.
Forse è proprio vero che ci stiamo estinguendo. Peccato che nessuno
ci clonerà.


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