Pure quest’anno ho trascorso l'estate chiuso in casa. Solo
io ed i libri. Nulla d'interessante da raccontare a chi mi chiede come abbia
trascorso le vacanze. E la cosa contribuisce non poco a rendermi la persona più
noiosa del mondo. Nonché una delle più pallide.
D'altronde, se decidi di preparare due esami per settembre, la
cosa più entusiasmante che ti può capitare è un fantastico delirio da sovraccarico
di studio. Ad un certo punto è normale che la tua testa riecheggi di espressioni
come quadro clinico, milligrammi su decilitro e tendenzialmente per tutta la notte. E no,
a ripeterle non era mica la cavalletta con la maschera subacquea seduta sul mio
comodino che continuava a propormi un viaggio in tandem per Ganimede. Ora che
ci penso era proprio un seccatrice… Non avevo bisogno di nessun viaggio! Mica
ero così stressato…
L'unico viaggio che ho seguito è stato quello in moto di Robert M. Pirsig accompagnato dalle sue divagazioni retoriche sul concetto di qualità. Ho
realizzato che c'è chi ha raggiunto condizioni mentali più distruttive della
mia. Almeno io avevo Piero Angela a rassicurarmi col suo ottimismo razionale
ogni giovedì sera. Nonostante l'ennesimo documentario sul guado del fiume Mara.
In un paesino di provincia, è sempre inevitabile cullarsi
sui ritmi della monotonia, che diventa paradossalmente spettrale quando si
associa ai soliti rituali estivi delle feste paesane. È un ottimo incentivo per
non uscire la sera, godersi un buon film e svegliarsi presto il mattino dopo.
Tralasciando lo stress, questo annuale isolamento dal resto
del mondo nel posto in cui sono cresciuto non mi dispiace. Trovo sia il modo
migliore per riflettere su me stesso. Specialmente durante le passeggiate tra
le meravigliose campagne intorno casa mentre il sole tinge di rosso il profilo
delle colline, la brezza mi accarezza le orecchie ed i pigri esemplari di Graphosoma italicum si accoppiano
romanticamente fra i fiori di achillea punteggiandoli di rosso. Per non
dimenticare tutti quegli adorabili cani che abbaiano e ringhiano vedendomi
passare, interrompendo il rilassante canto delle cicale.
È strano a volte fermarsi e realizzare come le cose stiano
incessantemente cambiando. Nonostante la continua staticità, ogni estate diventa
inevitabilmente diversa dalla precedente in un posto con sempre più cemento e
sempre meno volti amichevoli. Sono questi squilibri che mi fanno osservare con
più attenzione tutta la terra bruciata che ho percorso mentre il futuro piomba
alle spalle cercando di definire una direzione. Non l'ho mai realizzato come
quest’anno.
Forse ho accumulato troppi errori.
Forse ho accumulato troppi errori.
Forte di questo miglioramento interiore, una volta tornato a
Pisa, dopo aver dato il primo dei due esami, per rilassarmi ho cominciato a
guardare le foto dei casi umani esposti su La fabbrica del degrado e le mie risate hanno spinto il mio Q.I. giù per parecchi gradini della
scala di Wechsler. Senza pietà. Ora è in prognosi riservata con trauma cranico
e fratture multiple.
In poche parole sono più rincoglionito di prima. Non volevo spaventare nessuno.
Tutto questo per giustificare ai miei lettori (che al
momento sono meno degli abitanti delle Isole Pitcairn, tanto per fare una
stima generosa) la mia lunga assenza dal blog, che negli ultimi tempi è diventato
interessante come un film di Simon Pegg. Anche se quello che scrivo importa a pochi, devo dire che ho raccolto parecchie idee per rinnovare un po' questo spazio e conto di realizzarle non appena sparirà l’ansia per il prossimo
esame (assieme all'esame, si spera). Complici Moebius ed i Bluvertigo che non
c’entrano proprio nulla con quello che andrò a fare.
Comunque si tratta di idee migliori di un velociraptor, tranquilli…


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