Non
so voi, ma personalmente non ho mai desiderato essere un maschio di mantide religiosa. Va bene che può capitare di
perdere la testa per una femmina, però la prospettiva che lei possa staccarmela
letteralmente a morsi per poi divorarla assieme al resto del mio corpo,
durante o dopo l'amplesso, non è per nulla rassicurante.
Il
maschio della mantide è consapevole di questo rischio. Infatti si avvicina
con estrema cautela alla famelica femmina, che potrebbe considerarlo alla
stregua di una preda piuttosto che di un partner.
Più
che in una friendzone, rischia di essere
relegato in una foodzone.
Quando
riesce ad accoppiarsi, non è per forza detto che sia destinato a finire nello
stomaco della sua signora: sono stati documentati molti casi in cui la femmina
ha risparmiato il maschio al termine della copula, forse perché già sazia (che
siano dilettanti o professionisti, l’attività preferita degli entomologi è fare
i guardoni…)
Il
fatto che la femmina non divori sistematicamente il proprio partner svincola
questo etologico abbraccio fra eros e
thanatos dalle tante obbligatorie
spiegazioni evoluzionistiche fornite negli anni per giustificare tale
comportamento cannibalistico (ma questa è un’altra storia; se siete davvero
interessati, vi propongo di leggere il saggio E rimasero solo le ali di Stephen Jay Gould nel suo libro Il sorriso del fenicottero).
Questa
cruenta pratica è ormai entrata a far parte dell’immaginario collettivo. Circa
un mese fa, quando tre singolari foto naturalistiche sono state diffuse in rete da alcuni
quotidiani online, fra gli ironici commenti degli utenti di Facebook vi erano numerosi riferimenti a
tale abitudine alimentare. O sessuale, dipende dai punti di vista…
Il
primo degli scatti raffigurava due mantidi, una di fronte
all'altra, poggiate su di un rametto in una foresta indonesiana. Il maschio
stringeva una margheritina fra le sue zampette raptatorie come per offrirla
alla femmina in segno del suo amore incondizionato.
Che
insetto romantico! Come sa sorprenderci la natura!
Peccato
che Yudy Sauw, il talentuoso autore della foto, abbia voluto aggiungere digitalmente
il fiorellino, quasi con l’intento di confezionare un biglietto di san
Valentino fatto apposta per coppie di appassionati entomologi.
A
rompere l'idilliaca promessa d'amore, però, arrivano i due scatti successivi: le
altre foto mostrano come lo spavaldo ingresso di un altro maschio distragga
totalmente la femmina dalla margherita.
Ed
io non ho potuto far altro che provare una profonda compassione verso quel
povero Romeo abbandonato a se stesso.
Immagino
quanto abbia sofferto a starsene lì impalato col suo inutile fiorellino,
costretto ad osservare da lontano
l'oggetto del suo disperato amore mentre pendeva dalle mandibole di un altro
maschio. Forse il rivale era un esemplare molto sicuro di sé, bravo a
raccontare insulse esperienze di vita millantando litri di sudore in palestra. Forse
aveva uno yacht.
Fatto
sta che il nuovo arrivato riempie di chiacchiere la femmina, aspettando il
momento più opportuno per tirare fuori i cerci e farla definitivamente sua.
Il
nostro eroe li guarda. Non può fare assolutamente nulla per rovinare l'incontro.
Capisce che è troppo tardi. Che una margherita non potrà mai allontanare la sua
bella dal nuovo spasimante. Che lei non capirà mai la purezza dei suoi
sentimenti.
E
pensare che era stato ore ed ore in bagno ad aggiustarsi le antenne. A ripetere
davanti allo specchio la dichiarazione che avrebbe accompagnato il suo pegno
d'amore.
Aveva
perso un’intera giornata per trovare quel dannato fiorellino.
Ora
resta immobile, con un sorriso di cortesia appena abbozzato che maschera
maldestramente il suo groppo all’ingluvie.
Lei,
ad un certo punto, sembra provare un minimo imbarazzo e si avvicina per
offrirgli la cruda realtà: “Senti, sei stato davvero tanto carino. Tu mi
interessi, sì… Però mi interessi di più… come cibo…”
Pugno
nello stomaco.
“Mi
dispiace davvero che tu abbia frainteso ma ti vedo solo come un pranzo.”
Lacrimuccia.
Lui
sa che non riuscirà mai a sopportare questo atroce dolore. Smarrita ogni speranza
riproduttiva, desidera tanto che lei mantenga la promessa e lo divori
immediatamente. Vuole porre fine a questa sofferenza.
Ma
lei lo guarda inespressiva e poi va via. La brezza estiva le accarezza
soavemente quelle leggiadre antenne. Lui riesce a cogliere nell’aria le ultime
molecole dei suoi feromoni mentre lei si allontana col suo nuovo ragazzo.
Comincia
a piovere e parte come sottofondo (He’s) The Great Imposter dei Fleetwoods.
Lui
rimane lì a ricordare tutti i felici momenti trascorsi con lei, a ridere e a
farle da zerbino.
Ha
ancora quella stupida margherita fra le zampe. Fosse stata una cavalletta, l’avrebbe
mangiata volentieri ma i fiori gli fanno troppo schifo.
Lo
so. Ho romanzato troppo. Non c'è alcuna prova che il nostro eroe sia stato
scaricato. È possibile ci sia stato un lieto fine. Ero io che non ne avevo
voglia.
Mi
rendo conto come basti una semplice foto per interpretare l’universo secondo la
propria umana esperienza. Pare che Homo
sapiens riesca a stupirsi della natura solo quando quest’ultima sembra
tingersi di sfumature antropomorfe. Considerando quanto c'è da sorprendersi
osservando i variegati comportamenti degli invertebrati, le loro forme ed i
loro cicli vitali, trovo superfluo questo senso di meraviglia per una mantide
religiosa resa galante da un software di grafica.
Se
desiderate stupirvi per qualcosa di realmente umano, provate ad aprire un libro
di Anatomia (umana ovviamente). Sono convinto che ne rimarrete estasiati.
Capitò
anche a me la prima volta. E tutte le volte successive.
Almeno
finché non ho dovuto imparare due libri a memoria per un esame…



