Questo vecchio disegno dall'anatomia claudicante è ispirato ad una
leggenda del mio paese d'origine, Caposele, un piccolo centro dell'Irpinia
orientale di poco più di tremila anime. Esso sorge alle pendici dei monti
Picentini, precisamente dove sgorga il fiume Sele (ecco spiegato il suo nome).
Caposele è noto ai fedeli del Meridione per il santuario di san Gerardo Maiella (ecco spiegato il mio nome). In origine si trattava di una basilica, risalente almeno
al 1200, dedicata alla Madonna (non a caso la zona in cui si trova prende il
nome di Materdomini). Tuttora vi è custodita una statuetta raffigurante la
Vergine Maria che la tradizione vuole fosse stata ritrovata in un bosco da alcuni
pastori, probabilmente all'alba dello scorso Millennio.
Fra le colline a nord del territorio comunale, emerge un'imponente
roccia, adornata sulla sua sommità da un'umile chiesetta di epoca medievale. Dal
momento che la chiesa è dedicata a san Vito Martire, la roccia viene chiamata
nel dialetto locale “Preta r' santu Vitu”
(pietra di san Vito).
Ogni anno, il 15 giugno, una lunga processione di fedeli raggiunge
la rocca partendo da Materdomini. È una bella scampagnata tra le irte colline
colorate dalla tarda primavera dietro i rumorosi gas di scarico di un trattore
che trasporta la statua del santo.
Molto tempo prima che Charles Lyell gettasse i principi
della geologia, un mondo che ignorava la tettonica a placche ed i fenomeni d’erosione
s'interrogò sull'origine di quell'enorme roccia affiorante. Fornire una
spiegazione all'esistenza di una formazione così insolita doveva inevitabilmente
chiamare in causa forze sovrannaturali.
Si tramanda che, un giorno di molti secoli fa, Satana in
persona stesse sorvolando la valle del Sele. Stringeva fra i suoi artigli un
gigantesco macigno che sarebbe servito a chi sa quale malefatta. Mentre era di passaggio
sulle colline intorno Caposele, s'accorse in lontananza della basilica di
Materdomini. Terrorizzato dalla divina visione, perse la presa sul macigno e
fuggì via. La pietra precipitò conficcandosi al suolo.
Da quel giorno, il masso resta lì a ricordare la vittoria
della sacralità di quei luoghi contro le oscure trame del maligno.
Nei secoli successivi, qualcuno provò a scavare
sotto la roccia per dimostrarne l'assenza di continuità col terreno. E c'è addirittura chi sostiene che sotto vi sia sepolto un tesoro.
Ovviamente si tratta di pura e affascinante superstizione
che riecheggia dalle profondità dei secoli passati.
Ad ogni modo trovo che potrebbe rivelarsi una spiegazione davvero originale alle
meteoriti.

